I numeri malefici (1978)

The installation I numeri malefici [Evil numbers] is presented at the Venice Biennale “From nature to art, from art to nature” in 1978. The theme of the exhibition is the critical rethinking of history: miscalculation and error of judgement are the parameters with which man and History can be interpreted.

The different elements of the room are unequivocal symbols for nature, art and criticism, whose seemingly distant paths are metaphorically connected by the hypothetical existence of a law that regulates what is true and what is wrong.

On a blackboard, Mauri formulates, with the help of the artist and mathematician Robert Klein, the numerical formula of the pursuit of the principle of mistake.

Inside two symmetrical cages, one next to the other as if they were the frame of a desk, the deep sound of an earthquake resonates from the speakers every twenty minutes.

On the floor, perhaps the only fragment existing of Lo sposalizio mistico di Santa Caterina dAlessandria [St. Catherine of Alessandria’s mystical wedding], a mural painting by Giotto or Giottino which testifies the greatness of an artwork. The rest of the composition is on display at the Metropolitan Museum in New York.

Next to the mural, a speaker from an intimidating black briefcase repeats in different languages: “What is nature?”, alternating with the sinister ticking of a timing device. In the background, the deep sound of an earthquake. In front of the blackboard, on the opposite wall, there is a picture of Goebbels and the two curators of the museum during the opening of the exhibition Entartete Kunst in Berlin. (Dora Aceto)

 

 

Exhibition dates and venues

 

 

1978 - Dalla natura allarte dallarte alla natura [From nature to art, from art to nature], XXXVIII Venice Biennale, curated by Lara Vinca Masini

1979 – L’opera dei celebranti, Galleria Arte Moderna, Ancona, curated by Marilena Pasquali

1994 – Retrospective Fabio Mauri. Opere e Azioni 1954 - 1994 [Fabio Mauri. Works and Actions 1954 - 1994], National Gallery of Modern and Contemporary Art, Rome, curated by Carolyn Christov Bakargiev, supervised by Augusta Monferini

1997 – Città natura, Villa Mazzanti e Palazzo delle Esposizioni, curated by Carolyn Christov-Bakargiev

2010 – Fabio Mauri Un sognatore della ragione/Giorgio De Chirico Un maestoso silenzio [Fabio Mauri, a rational dreamer/Giorgio De Chirico, a majestic silence], Scuderie del Castello di Miramare, Trieste, curated by Roberto Alberton

2012 – Fabio Mauri, THE END, Royal Palace, Milan, 2012, curated by Francesca Alfano Miglietti

2015 – All the Worlds Futures – 56th International Art Exposition, Venice Biennale

2020 – Espressioni, Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, curated by Carolyn Christov-Bakargiev, Marcella Beccaria, Marianna Vecellio, Fabio Cafagna

 

 

Saggio senza parole

Nessuno ha mai considerato il maggior deposito della storia dell'uomo, l'errore di calcolo e di giudizio, quale materia prima di interpretazione dell'uomo e della storia. E' il tema della sala, composta[...]

Nessuno ha mai considerato il maggior deposito della storia dell'uomo, l'errore di calcolo e di giudizio, quale materia prima di interpretazione dell'uomo e della storia. E' il tema della sala, composta di elementi apparentemente disparati.
Sulla parete sinistra una lavagna reca una formula ingigantita:
pg=g(p)2 (p + a)n.
Sotto, una cattedra, o solo una struttura di metallo, composta sul quadrato, la cui formalizzazione logica é di facile percezione, così euclidea come appare. Da questa struttura, attraverso un microfono, parla, per campioni, il pensiero contemporaneo. Chi vi si avvicenda esprime la personale idea critica sulla natura, che viene qui data, per confronto, come sconosciuta.
All'interno della gabbia una apparecchiatura, a intervalli di tempo, emette un segnale inattribuibile, forse di terremoto. E' una vibrazione che si affida non al volume, ma ad una frequenza d'onda molto bassa.
Incurante delle cose il suono oltrepassa e fa tremare gli oggetti che ordinano la composizione e li fa vibrare.
In terra, al centro della stanza; una cornice di ferro racchiude un'opera d'arte. In questa installazione vi é un uno strappo di un affresco di Giotto o Giottino da la Torre Braschi.
L'inequivocabile segno d'arte, attraverso un altoparlante che gli é accanto, chiede a un'immagine istituzionale (che sembra saperlo), "Cosa é la natura?", e lo fa in varie lingue.
Appeso al muro opposto, una riproduzione vede il ministro Goebbels, accompagnato dal professor Ziegler, inaugurare l'Entartete Kunst, la Mostra dell'Arte Degenerata, a Monaco, 1937. Si riconoscono quadri di Nolde e Kirchner.
L'intera stanza entra a far parte di una estesa storia dell'avanguardia, il cui destino non é diverso da quello dell'arte, né, ugualmente, della natura.
Bisogna tornare alla formula inscritta sulla lavagna che fronteggia la foto.
E' una formula composta dall'autore nel corso di una ricerca sul principio dell'errore intellettuale nel calcolo e nel giudizio. Sulla possibilità di calcolarne l'incidenza, prevenirlo teoricamente, come scarto utile a un'idea di universo modificata da un errore strutturale.
Perché si commettono errori di giudizio? Quale é la natura dell'errore intellettuale?
Nei modi e secondo le consuetudini dell'arte la sala si presenta come simbolica di uno svolgimento completo altrove, nella natura appunto. Frammento di pensiero non sintetico né semplice, ma complesso, come, viene creduto, é nella struttura dell'universo. Pretende di possedere la frammentarietà 'intera' di ogni espressione d'arte.
Natura, arte, ideologia, critica, sono qui presentati come poli di un medesimo disegno, coinvolto in un'unica legge.
I termini della proposizione, accostati per formali affinità, se percorsi in tragitti personali, cioé diversi da quelli proposti dall'ordine della stanza, aprono più di una prospettiva radicalmente opposta, e di un "significato" o della sua "comprensione" altrettanto insoliti.
Comprendere la formula faciliterebbe tale collocazione del mondo e della mente in una nuova combinazione. Ma, s'é detto, secondo la prerogativa dell'arte, la regola non é svelata. E' siglata in forma correttamente simbolica.
 
Con efficacia può risolverla la mente dell'osservatore comune, cioé colto, che si espone alla percezione dei simboli predisposti (come in ogni luogo dell'espressione), dove la fiducia nel fenomeno di scambio viene rifondata, riproposta quale rito essenziale a una idea di universo "corretta", cioé semplicemente meno fantasiosa, più immaginosa, "reale".
 
 
 
 
 
*"I numeri malefici", Biennale 1978
 

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