Fabio Mauri
“L'universo, come l'infinito, lo vediamo a pezzi”
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Vita

Nato a Roma il primo aprile del 1926, Fabio Mauri muove i primi passi nel mondo dell’arte all’inizio degli anni cinquanta esordendo nel ’54 con una mostra alla Galleria del Cavallino di Venezia seguita, nell’anno successivo, da una personale all’Aureliana di Roma. Mauri espone disegni su carta e dipinti a olio che si distinguono per un colorismo di matrice espressionista e fauves: «C’è in Mauri la volontà di far aggettare la materia. C’è l’idea che dove c’è un oggetto che esce dal quadro c’è espressionismo» scrive Pier Paolo Pasolini nel testo introduttivo alla mostra.

Nel 1957 l’artista realizza il suo primo Schermo, opera germinale su cui si innesta tutta la successiva ricerca artistica. Tracciando una cornice nera intorno a un foglio bianco o tendendo la carta o la stoffa su di un telaio in legno che richiama la forma di un televisore, Mauri individua un campo di proiezione, superficie potenzialmente in grado di accogliere qualsiasi immagine, passata e futura, che trascende la rappresentazione pittorica introducendo un nuovo medium.
A Roma Mauri affianca l’impegno nelle arti visive a quello di regista teatrale e lavora nella casa editrice dello zio Valentino Bompiani occupandosi specialmente della direzione artistica dell’Almanacco Letterario, della rivista “Sipario” e della consulenza per libri e copertine. Frequenta artisti e intellettuali dell’ambiente romano intorno a Piazza del Popolo, collabora a programmi televisivi, scrive canzoni per l’artista Laura Betti, è vicino ai poeti del Gruppo 63 con alcuni dei quali fonda la rivista “Quindici” (1967-1969).
Negli anni sessanta Mauri espone le sue opere nelle gallerie La Salita di Gian Tomaso Liverani, La Tartaruga di Plinio De Martiis, l’Arco D’Alibert di Mara Coccia, il Mana Art Market di Nancy Marotta. Scrivono di lui Emilio Villa, Pierre Restany, Gillo Dorfles, Tommaso Trini, Cesare Vivaldi, Maurizio Calvesi, Achille Bonito Oliva.
Nel 1960 Mauri fonda il gruppo Crack con Pietro Cascella, Piero Dorazio, Gino Marotta, Gastone Novelli, Achille Perilli, Mimmo Rotella, Giulio Turcato e il critico Cesare Vivaldi.
Nel 1964 mette in scena L’Isola, prima commedia di teatro Pop concepita come un collage di letteratura, teatro e fumetti.

L’attenzione verso i mass media e l’uso diretto delle immagini della società dei consumi porterà Mauri ad essere spesso incluso tra gli artisti della Scuola di Piazza del Popolo con cui condivide una personale ricerca in bilico tra Nouveau Realisme e Pop Art americana. Ma proprio quando quest’ultima viene consacrata alla Biennale di Venezia del 1964, Mauri vi prende le distanze spostando sempre di più l’asse del suo lavoro verso una ricerca di segno ideologico.
The End
1959
Schermo
1958-1959
La prima opera a trattare questo tema è la performance Che cosa è il fascismo del 1971, seguita a pochi mesi di distanza dall’installazione con performance Ebrea in cui Mauri riporta alla luce il grande rimosso dal boom economico, ovvero gli orrori prodotti dall’ideologia nazifascista.

La giovinezza di Mauri era stata segnata da un grave trauma psicologico causato dalla presa di coscienza delle violenze che il regime andava perpetrando: una lunga crisi mistica e personale iniziata durante l’ultimo anno di guerra e protrattasi fino ai primi anni cinquanta, che portò il giovane artista ad essere ricoverato all’ospedale manicomiale Ville Turro di Milano, in un reparto destinato militarmente all’elettroshock, e in una clinica svizzera a Prangins, vicino a Ginevra. «Lo shok elettrico interrompeva il circuito ossessivo del pensiero che si presentava inossidabile, una sequenza levigata, senza fessure d’uscita. Circolava netto e intransigente, sempre uguale. Occupava il mio capo. Non potevo farne a meno, una catena logica, stretta, e feroce non dura, potevo alla cieca farne parte. L'io aggredito veniva dilaniato a vista» ricorda l’artista che alternava, alle cure psichiatriche, periodi di ritiro e silenzio entro monasteri ed altri istituti: «Credo fermamente di essere stato un malato grave e insieme, gravemente, un mistico. Le due cose manifestano analogie».

Negli anni settanta videro la luce alcune delle opere più significative dell’artista come la performance Ideologia e Natura (1973), la mostra-installazione Warum eine Gedanke einen Raum verpestet? (1972), i libri d'artista Manipolazione di Cultura  (1976) e Linguaggio è Guerra (1975), il multiplo Vomitare sulla Grecia (1972), le azioni Dramophone (1976) e Oscuramento (1975), l’installazione I numeri malefici (1978) esposta alla Biennale di Venezia del 1978, Insonnia per due forme contrarie di universo (1978) nata in seno alla sua collaborazione con l’Ufficio per l’immaginazione preventiva e Muro d’Europa (1979) esposto alla galleria De Appel di Amsterdam.

Dopo un primo breve matrimonio con l’attrice Adriana Asti, Mauri si lega sentimentalmente alla fotografa Elisabetta Catalano con la quale lavora fianco a fianco alla costruzione di immagini che diventeranno vere e proprie icone delle sue performance più importanti.

Dopo la storica performance Intellettuale (1975), in cui Mauri proietta Il Vangelo Secondo Matteo sul petto di Pier Paolo Pasolini, l’artista realizza una serie di installazioni con proiezioni di opere cinematografiche su corpi e oggetti: tutto il mondo è schermo e il raggio di luce, che trasmette forme proprie di pensiero su superfici non neutre che ne intercettano il segnale, modifica il senso dell’oggetto dando vita a nuovi significati.

Gli anni ottanta coincidono con l’inizio della ventennale docenza presso l’Accademia di Belle Arti de L’Aquila: insegnante appassionato, Mauri vi tiene il corso di Estetica della Sperimentazione affiancando le lezioni teoriche con un intenso lavoro laboratoriale durante il quale l’artista dà vita, insieme ai suoi studenti, alle performance Gran Serata Futurista 1909-1930 (1980) e Che cosa è la filosofia. Heidegger e la questione tedesca. Concerto da tavolo (1989) e al re-enactment di Che cosa è il fascismo.

In questi stessi anni Mauri è pioniere della pratica delle conferenze-performance, lezioni frontali che introducono nel discorso parlato momenti performativi come atti linguistici che concorrono alla produzione del significato.

Nel 1993, invitato da Achille Bonito Oliva a ripresentare alla LV Biennale di Venezia l’installazione con performance Ebrea, Mauri costruisce Il Muro Occidentale o del Pianto, opera monumentale composta da borse e vecchie valigie, emblema della divisione del mondo, dell’esilio e della fuga forzata di tutte quelle vite «costrette a espatriare, a trovare o portare con sé identità incenerite o divelte».

Nel 1994 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, sotto la sovrintendenza di Augusta Monferini, dedica a Mauri una grande mostra retrospettiva curata da Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Cossu.

Nel 1996 Mauri smette di insegnare non senza aver radunato intorno a sé un gruppo di studenti che continuarono a lavorare come suoi assistenti nella costruzione di opere e allestimenti. Nel 2000 fonda lo Studio Fabio Mauri – Associazione per l’Arte L’Esperimento del Mondo finalizzata alla produzione e alla conservazione delle opere e dell’archivio dell’artista.

Fabio Mauri ha lavorato fianco a fianco con i suoi assistenti, sostenuto dalla compagna Piera Leonetti e il fratello Achille, fino agli ultimi giorni di vita, finché un tumore non se lo portò via il 19 maggio 2009, a pochi giorni dall’inaugurazione della mostra Etc. alla Galleria Michela Rizzo di Venezia.

Le sue opere sono state negli anni esposte in prestigiose sedi internazionali come il MoMA PS1 di New York, il Walker Art Center di Minneapolis, il MOCA di Los Angeles, il Philadelphia Civic Center Museum, il Centre Pompidou, Jeu de Paume e Le Bal di Parigi, “La Caixa” di Barcellona, le Staatliche Kunstsammlngen di Dresda, il MAMAC di Nizza, la Fundación PROA di Buenos Aires. A partire dal 1994 gli sono state dedicate importanti retrospettive alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, alla Kunsthalle di Klagenfurt, al Museo Le Fresnoy di Lille, al Palazzo Reale di Milano, al Museo Madre di Napoli, l’HEART Museum di Herning, al Museo del Novecento di Firenze e importanti sale alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, al Museo Punta della Dogana a Venezia, Palazzo Vecchio a Firenze, al MAMCO di Ginevra, al Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea.  Mauri ha inoltre esposto le sue opere in sei Biennali di Venezia (1974, 1978, 1993, 2003, 2013, 2015), alla 14ma Biennale di Istanbul e alla dOCUMENTA(13) di Kassel.
Filmano tutto
da Manipolazione di cultura, 1976
Senza ideologia
1975
Rosa Bianca
2000