Retrospettiva Fabio Mauri. Opere e Azioni 1954-1994 - Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma (1994)
a cura di Carolyn Christov Bakargiev, sovrintendenza di Augusta Monferini
Note tecniche comunque disorganiche su l'azione "Che cosa è il fascismo" 1971
(Ciclostilato distribuito la sera del 2 aprile 1971 negli Stabilimenti Safa Palatino, Roma) "Che cosa è il fascismo" è un'azione complessa. Penso si distingua dal "gesto" della corrente che,[...]
(Ciclostilato distribuito la sera del 2 aprile 1971 negli Stabilimenti Safa Palatino, Roma)
"Che cosa è il fascismo" è un'azione complessa.
Penso si distingua dal "gesto" della corrente che, in pittura, viene indicato
con questo nome, per una sua parte deliberatamente programmata. O se è uguale al gesto persino nella prefigurazione dei risultati, il mio tipo di composizione attiva accoglie direttamente alcuni ritmi della teatralità. Li include in un insieme articolato la cui forma definitiva resta incognita. Avvicinarsi con persone e cose, quali materiali semplici, ad una immagine complessa, fortemente espressiva, confidando nel significato concreto di un'ossessione mentale. Liberare questa immagine in una forma reale. Sia pure della durata di un'ora.
Chi indossa la divisa scelta, entra in un campo di relazioni, diventa lo spettacolo. Chi ripete, a suo modo, un testo, idem.
Chi assiste al gesto e ricopre un ruolo assegnatogli dalle "Tribune" in cui viene collocato, diventa spettacolo, senza che si renda necessaria una sua successiva volontà di partecipazione.
Non vi è regìa, come prefigurazione chiusa di una forma ideale.
In "Che cosa è il fascismo" non si aspira a una forma ideale. La casualità, e le sue imperfezioni, forniscono alla trama ideologica il concreto dell'umano e dell'attuale.
Un tipo di teatro sperimentale, iniziato nel'700, può fornire un'indicazione pratica di questo evento. Alludo agli "esercizi spirituali". Per nutrire orrore dell'inferno, ci si concentra sui suoi mali, sperimentando fisicamente qualche attimo l'ustione del fuoco, ecc... Qui si sperimenta in poco tempo l'ideologia falsa, l'abisso della Superficialità istituzionalizzata, la Tautologia del Potere assoluto, la malignità intima della Bugia nascosta nell'Ordine, la vergogna della confusione culturale, l'irresponsabilità di chi avoca a sé la libertà di giudizio collettivo, l'inganno della giovinezza che porta grazia e fiducia a fare da preludio ad ogni proprio massacro. L'errore lega con qualsiasi altra cosa, soprattutto con la verità e la bellezza. La sciocchezza della natura innocente è complice ingenua di ogni male. Il nulla seducente di quando, sembrando di risolvere finalmente la complessità del reale in un dato semplice, il vuoto trova spazio e prende forma nella mente e nei corpi, mimando il serio, il vero e la profondità. In "Che cosa è il fascismo" scorre una nota di nostalgia per la giovinezza, e di rancore, per averla dovuta vivere in una scena mitica, vuota e cieca. Tecnicamente " Che cosa è il fascismo" è privo di regia, ma ne ha una di ricambio, simultanea.
Dal Podio di comando (da cui vengono verbalmente dislocate le milizie della G.I.L.)* l'azione può essere in qualche modo condotta, secondo necessità improvvise.
Gli attori sanno che il loro ruolo (o di gregari, o di gerarchi) è superiore alla loro parte. Questa è la fictio che li impegna nella loro metodologia di attori. Nessuno "straniamento" (che comporta continuità e una certa fissità di relazioni) è possibile.
La scommessa è di voler essere, per un'ora, la cosa che sembrano essere, individualmente.
"Che cosa è il fascismo" è un sogno didattico, dove i distanti conflittuali, ebrei e fascisti ad esempio, sono accostati pacificamente, con l'apparente normalità del sogno, pronti a tramutarsi in un incubo, inclini intimamente a una significazione simbolica più esatta e complessa della loro sempiificata mansuetudine apparente.
La drammaticità di questa "azione a base ideologica" è quindi, anche per lo spettatore, individuale. Socialmente può essere avvertita nel modo peggiore, semplicemente garbato.
Un filo di ironia, ottenuto per accostamenti elementari, corre lungo il programma. E' uno dei "segni negativi" che, nello spettacolo, comunicano allo spettatore la istanza critica.
Altri "segni negativi" sono "The end" sullo schermo bianco dove si proietta il Documentario LUCE; le indicazioni sulle tribune, e il generale tedesco, in onore di cui si fa la festa, già e per sempre "di cera".
Segnali che non possono essere equivocati nel loro senso, indispensabili per ancorare, agli occhi del pubblico, il punto di vista critico da cui guardare gli elementi aberranti esibiti in forma tanto serena.
L'esperienza personale di scrittore teatrale, qui, certo, da qualche parte, è usata, ma è secondaria.
"Che cosa è il fascismo" è in me innanzi tutto un'immagine, una forma fisica, sonora, dove un certo numero di significati contrapposti tengono in equilibrio l'immagine stessa con il suo significato critico, come spina dorsale.
Qualcosa di simile a una poesia.
* Roma, 2 aprile 1971
“Memory Book” a cura di Carolyn Christov Bakargiev e Janet Cardiff.
Thames and Hudson Editore
*1 Gioventù Italiana del Littorio. Organizzazione fascista della gioventù.
Download the text